Le parole del Papa sono troppo belle per essere vere? Speriamo di no

Avevo scritto questo articolo per illustrare le reazioni di persone ed ecclesiastici alle frasi del Papa. Poi, però, strada facendo, ho notato delle incongruenze. Soprattutto guardando l’intervista di Alazraki, citata da Padre Spadaro. Intanto, dal Vaticano, nessuna smentita (e chi tace acconsente). Premetto che io sono favorevolissima alle unioni civili e anche ai matrimoni gay.

“Francesco” di Evgeny Afineevsky, il docufilm proiettato al Festival del Cinema di Roma e insignito del premio Kinéo, è sulla bocca di tutti. All’interno del documentario, delle parole inedite del Papa. Le riporto in spagnolo, letteralmente, così come sono apparse nel piccolo frammento di documentario che ho potuto vedere: “Las personas homosexuales tienen derecho a estar en una familia, son hijos de Dios, tienen derecho a una familia. No se puede echar de una familia a nadie, ni hacerle la vida imposible por eso. Lo que tenemos que hacer es una ley de convivencia civil, tienen derecho a estar cubiertos legalmente”, dice il Papa nel docufilm.

Ovvero: “le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia, sono figli di Dio, hanno diritto a una famiglia. Non si può cacciare nessuno da una famiglia o rendergli la vita impossibile per questo. Quello che dobbiamo fare è una legge di convivenza civile, hanno il diritto di essere protetti legalmente”.

Questa posizione, chiaramente, non ha a che fare con il sostegno al matrimonio omosessuale, si riferisce alle unioni civili e non cambia la dottrina. Alcuni pensano non sia abbastanza. “Si, ma i matrimoni?” Difficile già per un capo della Chiesa andare un poco controcorrente, immaginiamolo risalire un intero fiume. 

Le frasi hanno suscitato varie reazioni. Se, da un lato, si è parlato di diritti civili finalmente riconosciuti, dall’altro si sono scatenate moltissime polemiche. Queste parole appaiono straordinarie, soprattutto se vengono da un Pontefice, ma molte persone -specialmente nella sfera più cattolica-ritengono siano state travisate. Alcuni si chiedono se Francesco abbia davvero riconosciuto le coppie omosessuali come famiglia.

Comunque la si veda, quello del Papa è un gesto che ha dello straordinario. E soprattutto non è stato smentito. In una società conservatrice, l’unione civile riconosciuta potrebbe essere una mossa rischiosa per un Papa. Quello che ha detto, anche se parla di unioni civili e non di veri e propri matrimoni, appare davvero rivoluzionario. Del resto, viviamo in un paese da sempre legato al Vaticano. Volenti o nolenti, anche da laici, la cultura cattolica permea le nostre vite e condiziona le nostre esistenze. 

Le parole del Papa sono troppo belle per essere vere? 

Padre Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”, dice a Tv2000 che “non c’è niente di nuovo” e che “il regista del film ‘Francesco’ mette insieme una serie di interviste che sono state fatte a Papa Francesco nel corso del tempo”. E aggiunge che “ci sono dei brani tratti da un’intervista a Valentina Alazraki, una giornalista messicana, e all’interno di questa Papa Francesco parla di un diritto alla tutela legale di coppie omosessuali, ma senza in nessun modo intaccare la dottrina”.

Ora, andando a cercare nell’intervista della giornalista Valentina Alazraki, al minuto 56.38, il Papa -parlando dei figli omosessuali nelle famiglie- formula il primo pezzo della frase, questo: “le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia, sono figli di Dio, hanno diritto a una famiglia. Non si può cacciare nessuno da una famiglia o rendergli la vita impossibile per questo”. Ma il secondo pezzo manca. Qui, la trascrizione dell’intera intervista di Valentina Alazraki. Quindi, deve per forza essere stato preso da qualche altra parte. Mistero. Bisognerà vedere il documentario per intero.

Se diverse persone della sfera più conservatrice aspettavano una smentita sullo stesso tema, come già successo attraverso Padre Lombardi nel 2014; ad oggi, questa smentita del Vaticano non è arrivata. Chi tace, acconsente?

Le frasi sono apparse su tutti i giornali, esteri e nostrani. Su Vatican news, ad ora, nemmeno una parola. Il Pontefice continua a twittare messaggi di speranza che nulla hanno a che vedere con la sua posizione sulle unioni omosessuali; il Vaticano presenta il documentario senza fare cenno alla posizione del Santo Padre.

Avvenire ha pubblicato un lungo articolo.

Ma se le spiegazioni mancano, sui social si scomodano Sodoma e Gomorra, si tira fuori la Genesi e ci scopriamo tutti vaticanisti. Molti sostengono che il termine matrimonio gay sia più polarizzante del termine unione civile e che il vero gesto di coraggio sarebbe consentire i matrimoni in Chiesa.

Leggendo le varie opinioni, parecchie sono le reazioni entusiaste. Altri, invece, dicono che le parole del Papa sono state strumentalizzate. Alcuni parlano di un documentario tagliato. Ma se così fosse, il Vaticano non avrebbe smentito come ha già fatto in passato? Sulla parola “convivencia civil” si stanno interrogando in parecchi, soprattutto nelle bolle ostili. “Convivencia” significa convivenza o unione?

Ma le reazioni arrivano anche dalla Chiesa.

James Martin, gesuita americano ed editor di America Magazine che l’anno scorso aveva dialogato con il Pontefice in udienza, twitta: “Il sostegno di Papa Francesco alle unioni civili omosessuali è un importante passo avanti nel sostegno della Chiesa alle persone LGBTQ. È in linea con il suo approccio pastorale alle persone LGBT, compresi i cattolici LGBT, e invia un segnale forte ai paesi in cui la Chiesa si è opposta a tali leggi”. 

E continua: “Per coloro che pensano che i commenti del Papa sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso non siano un grosso problema: forse negli Stati Uniti o nell’Europa occidentale. Ma in posti come la Polonia, dove alcuni vescovi sono violentemente anti-LGBT; o l’Uganda, dove i vescovi si schierano con le leggi che criminalizzano l’omosessualità, è un grosso problema”.

Adinolfi sembra non capacitarsi delle parole del Papa.

Marcello Pera, presidente del Senato, intellettuale laico che per anni ha dialogato con Joseph Ratzinger, ragiona sul concetto di matrimonio e famiglia e dice che Papa Bergoglio “manda tutti a fondo”. 

Il vaticanista del conglomerato statunitense, Joshua McElwee, ha sottolineato che la dichiarazione nel film di Afineevsky “non fa notizia” perché il pontefice “sostiene l’unione civile da anni”.

Il cardinale Burke, molto critico nei confronti di papa Francesco, twitta: “è fonte di profonda tristezza e pressante preoccupazione pastorale che le opinioni private sulle unioni civili attribuite a Papa Francesco e riportate con tanta enfasi dalla stampa non corrispondano all’insegnamento costante della Chiesa”. 

Il messaggio è una vera bomba.

Una frase che aveva generato un effetto simile era quella pronunciata a bordo di un aereo, a luglio del 2013, nel tragitto di ritorno dal viaggio apostolico in Brasile dopo la XXVIII Giornata mondiale della Gioventù“Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?” 

Sull’argomento, il Papa si è espresso più volte. Ma questo è il primo momento in cui la sua visione appare più definita. Certo, il tema meriterebbe maggior dialogo e approfondimento. Posto che in Italia la legge sulle unioni civili esiste già (e da pochi anni), un mondo dove l’omosessualità è ancora illegale in diversi paesi e dove in altri si rischia la pena di morte non può dirsi del tutto civile. 

Per chi ha visto per anni e anni i propri diritti negati e crede in Dio, queste parole sono un grande passo in avanti. Per coloro che credono nei diritti, il riconoscimento del Papa è un evento importante. Se il Papa parla così, allora anche la società dovrà porsi domande. Perché non ci possiamo immedesimare in chi ha vissuto sulla sua pelle discriminazione e odio? È giusto che, oggi, negli anni ‘20 di questo duemila, una persona omosessuale non abbia ancora quel riconoscimento che ha una persona eterosessuale?

 

Sara Mauri

@SM_SaraMauri

 

About the author

Giornalista, ho scritto su Il Giornale (di carta), La Nuvola del Lavoro e La 27 Ora (Corriere della Sera), La Stampa, Startupitalia, Nonsoloambiente, Barche Magazine, Provincia di Lecco, nella mia rubrica La Bréva del Giornale di Lecco. Ora scrivo su Linkiesta.

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Io credo nella libertà delle fonti e nella libertà di espressione. Credo che il giornalismo debba dare voce a mille voci. Credo che ascoltare sia un bene, non una colpa. Credo che per essere giusta, l'informazione debba essere completa. Un giornalista non scrive quello che vuole, un giornalista descrive quello che vede. E quindi, il mio articolo, stavolta, non è un articolo: è una lettera. La lettera che queste 96 ragazze mi hanno inviato e che io ho scelto di condividere senza toccare una virgola.

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